Usiamo parole non nostre, per ricordare Carlo Croccolo: ” Non si è mai fatto mancare proprio nulla nel mondo dello spettacolo Carlo Croccolo, che si è spento dopo una lunga vita piena di successi. Più di cento film come attore assieme a Totò, ma anche assieme a Eduardo, a Peppino, diretto da registi come Mario Mattoli, Carlo Ludovico Bragaglia, Giorgio Bianchi, Dino Risi, non si sa quanti come doppiatore, addirittura voce ufficiale di Totò, capace di doppiare nella stessa comica Stanlio e Ollio, una carriera americana in film internazionali, come Una Rolls-Royce tutta gialla o Caccia alla volpe, un David di Donatello per ‘O re di Luigi Magni, infiniti programmi e sceneggiati tv, ma anche due regie di spaghetti western con falso nome, Lucky Moore, altre regie di misteriosi hard (avete capito bene, hard) girati in America agli inizi del genere, una storia addirittura con Marilyn Monroe (lo diceva lui, certo… però…)”.
Chi scrive? Marco Giusti. Magari Giusti è un critico troppo “compromesso” con l’aura di Stracult e leggerlo su quel sito porno-news di Dagospia non è sempre gradevole (specie se nei dintorni del PC si aggirano moglie e figlie), ma quando ho saputo che Croccolo se ne era andato, ho subito cercato proprio il “coccodrillo” di Giusti. Se trovate quelli – che leggerei volentieri – di Sergio Grmek Germani, Tatti Sanguineti o Steve Della Casa, fatemi un fischio.
Detto questo, pur giunta in età consona, la morte di Croccolo rattrista perché come ovvio offre la sensazione di un mestiere attoriale versatile, vorace e trasversale ai generi che pare davvero scomparso insieme a quel tipo di cinema popolare italiano. Questione antropologica più che produttiva, di cui si parla da tempo e di cui si parlerà ancora a lungo.