La nazionale di calcio è per sua natura generalista e di Stato. Non so come hanno fatto quelli che nel 2006 hanno preferito la telecronaca di Caressa e Bergomi per la finale dei mondiali contro la Francia. Il linguaggio iconografico delle competizioni internazionali per gli azzurri è saldamente legato, come immaginario, alla RAI. Anche ora, la pur giovane e esuberante nazionale di Mancini, nel suo giocare in campi di squadre non fortissime o in casa con team abbastanza secondari, sembra non riuscire a svecchiare questo impasto visivo.
Ci sono sempre telecamere posizionate un po’ troppo a lato, sempre ralenti meno scintillanti e meno “slomo” di quelli di Sky o DAZN, sempre commenti un po’ più caserecci, sempre luci più slavate, anche nella versione HD dei canali tradizionali. Per molto tempo ho pensato che il calcio fosse il corrispettivo della fiction RAI rispetto a quella “alta” dei canali satellitari o delle piattaforme, poi ho capito che è qualcosa di bello e insostituibile. Cioè che probabilmente la confezione produttiva è volontariamente poco spettacolare, e l’aspetto sia cocciutamente est-europeo. Non solo perché le tradizioni contano ma anche perché la Nazionale di calcio non può improvvisamente apparire troppo contemporanea. Ci sono legami storici da rispettare, e c’è un ambiente mediale che non può essere in alcun modo separato dal discorso sportivo. C’è una sensibilità, insomma, magari non di per sé vetusta ma quanto meno negoziata con la storia per immagini del Paese.
Ecco perché non esiste né può esistere una Nazionale italiana che abbia uno “spirito Sky”, per lo stesso motivo per il quale Sanremo verrà condotto da Amadeus e non da Cattelan. Le innovazioni, di fronte a elementi simbolici fortemente legati alla loro dimensione pedagogica o popolare pubblica, devono essere gestite tenendo conto del passato. Devi poter vedere l’Italia mentre mangi a tavola sul televisorino di cucina, senza per forza acce(n)dere il/al salotto multimediale con la smart TV. E se anche in cucina c’è la smart TV, è meglio usare l’analogico RAI, perché la nazionale è quella roba lì, appartiene a me come alla mia nonna, che l’unico satellite di cui ha sentito parlare è la Luna.