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Tag: Marco Tullio Giordana

CINEMA E CORPI TRA SPORT E SET

Come di consueto la rubrica “In poche righe” affronta alcuni film e serie TV attraverso rapidi lampi critico-interpretativi. 

THE SMASHING MACHINE

Quando le cose vanno storte. Benny Safdie in solitaria aveva forse in mente una decostruzione critica di The Rock: non rovesciando l’icona ma anzi espandendone la mostruosità fisica. E minandone la sicurezza. Intorno, un freak show pre-MMA che non può non ricordare The Wrestler, ma senza finzioni. Il risultato è sconcertante: oltre a ellissi e reticenze di trama poco chiare (a cominciare dal problematico rapporto sentimentale, inspiegabile e inspiegato), la “macchina” risulta priva di una direzione – sia essa estetica (la grana di messa in scena non è un partito preso interessante; il rapporto con la musica dimostrativo e anodino) sia essa simbolica (dovremmo capire qualcosa della società, della nazione, del corpo umano, dell’amore?). Stendiamo un velo pietoso sul finale col vero Mark Kerr mentre va a fare la spesa al supermercato: in che momento è parsa una buona idea?

IL MAESTRO

Toh, Il sorpasso di Risi è ancora lì che influenza il cinema italiano. Scorre sotto (meglio) in Le città di pianura e scorre sotto (peggio) in questa seconda prova in patria di Andrea Di Stefano. La storia del guascone ex tennista che (s)travolge di chiacchiere e balle la giovane promessa del tennis si trasforma in un road movie provinciale e litorale. Favino, di conseguenza, deve restare a metà tra caricatura da “mostro” (vedi i polsini sempre addosso e l’aria da Tennembaum) e malinconia da Tognazzi. Senza riuscirsi troppo: i registri performativi oscillano troppo tra il mattatore e il depresso, e lo slittamento tra i due non convince. Così come Di Stefano, pur pieno di buone intenzioni, riempie di personaggi inutili un terzo atto che nega le promesse dei primi due. E poi basta con le metafore tennistiche: cattiva letteratura.

BOBÒ

Un altro corpo, a suo modo comico e inclassificabile. Chiunque conosca il teatro di Pippo Delbono conosce Vincenzo Cannavacciuolo, in arte Bobò. Trovato in un istituto psichiatrico, accolto da Delbono e sprigionato nel suo istrionismo artistico dall’attore e regista, Bobò è diventato un simbolo. La morte di Bobò ha segnato una profonda crisi per Delbono. Ne parla – in maniera fragile, nuda, persino irrisolta – nell’ultimo spettacolo Il risveglio. E ne riparla qui, in questo canto malinconico tra documentario e performance, dove si alternano immagini di repertorio, monologhi, erranze e una voce narrante poetica, quella dell’autore. Ci ricorda quanto il Delbono cineasta non somigli a nessun altro. E quanto scarsa sia ancora la relazione tra cinema e teatro italiano nel contemporaneo.

DREAMS

Ci dobbiamo pentire di aver concesso il beneficio del dubbio a Michel Franco? A giudicare da Dreams, sì. Con una lettura triviale, si potrebbe pensare che in questa storia erotica tra una ricca filantropa e un toy boy immigrato irregolare si finisca col risultato che, alla prima ingiustizia, quest’ultimo diventa il classico messicano patriarcale e stupratore, Ma, anche volendo credere che Franco non sia così autolesionista, è difficile capire in che modo dovremmo prendere il terzo confronto (in tre film) tra la virulenza del proletariato sfruttato e il cinismo del Capitale. Con l’aggiunta di dialoghi esplicativi tra messicani precari, qualora non avessimo ancora compreso il tema di fondo.

I CENTO PASSI

Torna in sala, 25 anni dopo l’uscita, il celebre biopic di Peppino Impastato diretto da Marco Tullio Giordana. All’epoca ci parve molto retorico, probabilmente sottovalutandone l’impatto emotivo e culturale. Rivisto (negli anni e ora), rivendica il suo ruolo di capofila di una stagione del cinema d’impegno civile, e conferma Giordana come un cineasta che ha dato il meglio di sé mettendo – prima di molti altri – le mani ben dentro la storia nera della nazione. Qualche anno più tardi, Moretti, Sorrentino e Garrone hanno rovesciato nel grottesco e nel visionario il discorso sul Potere ma non per questo l’impronta dei Cento passi si è sbiadita.