Visioni Riflessioni Passioni

(AL)LA FINE DEL MONDO

Come di consueto la rubrica “In poche righe” affronta alcuni film attraverso rapidi lampi critico-interpretativi.

DON’T LOOK UP

Don't Look Up' , il trailer finale del film Netflix con Leonardo DiCaprio,  Jennifer Lawrence e Meryl Streep | Awards Today - news, trailer,  recensioni, cinema, serie tv, oscar

Consacrazione definitiva per Adam McKay che, sebbene ormai conosciuto dai critici e da alcuni appassionati, rimane l’autore meno condiviso di questi anni. In questa ottima satira del contemporaneo, che taglia di traverso Covid ed ecologia attraverso un convincente esperimento di fantascienza comica, si conferma la ricetta del suo universo umoristico: mescolare elementi paradossali, parodistici e para-televisivi in stile Saturday Night Live senza buttare in vacca tutto e riuscendo a scrivere personaggi sfaccettati, con un loro arco di trasformazione emotiva credibile. Lo slogan “tra Dr. Stranamore e Melancholia” non è troppo lontano dal vero, anche se le cose migliori (insieme ad alcune grasse risate) sono teoriche: l’infinitamente grande di una cometa a un certo punto è visibile nel cielo e non puoi non vederlo se non decidendo di guardare per terra; il coronavirus, invece, non è visibile e – nel bene e nel male – questo cambia tutto. Al cinema e nella realtà.

NOWHERE SPECIAL

Nowhere Special - Una storia d'amore - Film (2020)

Ci vuole un certo sadismo a decidere di raccontare una storia così straziante. La conoscete tutti, quindi non sto a ripeterla. Piuttosto, in questa vicenda di malattia, dignitosa disperazione e bambini innocenti destinati a soffrire, c’è un’aria abbastanza nota ed è il lacrima movie all’italiana. Se Uberto Pasolini fosse stato meno colto e meno profondo, avrebbe probabilmente girato con un approccio da melodramma psicotronico tipo L’ultima neve di primavera o Il venditore di palloncini. Non stiamo facendo ironia, il contesto è quello ma in verso contrario, come se l’autore si chiedesse: come faccio a raffreddare questo melodramma? Ci è riuscito – per fortuna – solo in parte: vogliamo piangere al cinema, diamine! Ultima annotazione: si noti quante narrazioni sono possibili nel proletariato inglese, dalla commedia degli spogliarellisti alle tragedie dei disoccupati fino ai mélo con malattia. Altrove (da noi?) si pensa che le classi disagiate servano solo a fare denunce per dibattiti e non meritino un world building sfaccettato.

DUE DONNE – PASSING

RomaFF16 - Passing: recensione del film di Rebecca Hall

Ruth Negga è una delle attrici più sensibili e capaci della sua generazione, ed è un bene che (insieme alla quasi altrettanto efficace Tessa Thompson, che ha come unico limite qualche capriccio espressivo facciale) un film come Due donne di Rebecca Hall sia costruito sulle due performance. Sebbene le scelte metaforiche del bianco e nero (si parla di due donne nere che possono passare per bianche per il colore della pelle) e del 4:3 siano abbastanza scolastiche, la differenza la fanno altre cose. Una è il suono, il migliore uso creativo di quest’anno insieme a Il potere del cane, con una costruzione di autenticità per questo motivo intensificata. La seconda è una qualità di scrittura e di messinscena sorprendenti per un’autrice esordiente. Nulla per cui gridare al capolavoro, sia chiaro, ma al tempo stesso un racconto molto forte e credibile in mezzo a tante produzioni “anti-razziste a tavolino” che non fanno il bene di nessuno in questi anni.

RE GRANCHIO

Re Granchio al cinema: trailer, trama, cast e anticipazioni

Piccolo film italiano debitore da una parte di Werner Herzog e dall’altra di Lisandro Alonso. Cinema “panico” lo avremmo definito un tempo, con una narrazione nettamente separata in due metà. L’ora iniziale è dedicata a un antico racconto di villaggio, quasi folclorico e leggendario, che si sarebbe persino potuto mettere in scena attraverso la magia cruda di Il racconto dei racconti – ma che privilegia un naturalismo medievale di grande consapevolezza. La seconda metà diventa un viaggio misterico tra il western e Aguirre dove alla razionalità che via via sfuma e scema si affianca uno stile sempre più visionario. Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis sanno quello che fanno e lo fanno con assoluto controllo formale. Qualcuno direbbe “anche troppo”, provando a spiegarsi perché – a fronte di tanti valori estetici così oggettivi – qualcosa resista al nostro entusiasmo e si frapponga a un’adesione più convinta. Ci rifletteremo.

THE INNOCENTS

Cannes 2021. The Innocents – Stanze di Cinema

Visto al Noir in Festival (con la speranza di trovarlo distribuito prima o dopo) un buon horror della tradizione “nidiate malefiche” ovvero bambini molto pericolosi. La novità è che, pur trattandosi di telepatia e telecinesi (Stephen King) nonché di superpoteri in mano a minorenni sadici (Chronicle), il trattamento visivo e narrativo di Eskil Vogt regge grazie a una rappresentazione architettonica e visuale degna di nota. Se sentite aria di Trier (Joachim) e di Thelma non sentitevi in colpa come se trovaste stereotipi norvegesi ovunque: Vogt ne è stato lo sceneggiatore. Come Trier, anche Vogt per qualche ragione non affonda mai il colpo fino a fare davvero male ma almeno un paio di sequenze, compresa la battaglia finale nel parco in pieno sole (fatta senza bisogno di altro che di occhiatacce tra bambini e suoni sinistri) vale la visione.