Esce il 23 gennaio in tutte le edicole l’Almanacco del Cinema di Micromega. Contribuisco anche io con un saggetto su Fellini, dedicato alla difficile eredità del maestro. L’abstract: “Nemo propheta in patria vale anche per Federico Fellini. Se infatti non c’è dubbio che il suo nome, alcune immagini (la ‘dolce vita’ su tutte) e persino la sua silhouette sono note ai più, sono invece in pochi oggi nel nostro paese a conoscere i suoi film, persino fra gli studenti di cinema. Diversamente stanno le cose all’estero, dove la filmografia del grande maestro riminese trapiantato a Roma è studiata e amata. Forse perché gli italiani hanno sempre bisogno di spiegazioni, impossibili da fornire di fronte al cinema visionario di Fellini”
Per il resto, il numero presenta innanzitutto un omaggio a Mario Monicelli, a dieci anni dalla sua scomparsa, cui è dedicata una sezione che vede un approfondimento di Mario Sesti sullo stile del padre della commedia all’italiana; un’intervista a Michele Placido, che con il grande regista ha lavorato in diverse occasioni; e una lunga conversazione del critico Quim Casas con Monicelli stesso, realizzata due anni prima della sua morte e mai pubblicata prima in italiano. A Federico Fellini, in occasione dei 100 anni dalla sua nascita, sono dedicati anche i saggi di Alessandro Carrera, che spiega perché il grande cineasta ha saputo comprendere (e narrare) forse più di chiunque altro l’Italia e gli italiani, e di Valeria Della Valle, che ci parla del ricco lascito del regista alla lingua italiana.
Una seconda sezione del numero è dedicata invece ai “Maestri del cinema” e offre al lettore il punto di vista di registi che hanno fatto (o stanno facendo) la storia della settima arte. Si parte con il maestro del brivido (e non solo), Alfred Hitchcock, che in questa conversazione del 1976, qui pubblicata per la prima volta in italiano e introdotta da Giorgio Gosetti, ripercorre la sua lunghissima carriera in occasione dell’uscita di quello che sarà il suo ultimo film: Complotto di famiglia. Si prosegue con il dialogo che Francis Ford Coppola ha intavolato con Gian Luca Farinelli, Paolo Mereghetti e gli studenti di cinema incontrati di recente nell’ambito della rassegna “Il Cinema Ritrovato”, a Bologna; con Kore’eda Hirokazu, regista Palma d’oro nel 2018 per il film Un affare di famiglia; e con Peter Kubelka, che in questa conversazione con Stefano Masi parla dei suoi film metrici, che hanno stabilito le fondamenta del cinema strutturalista. Per finire con Mario Martone, che ci parla del suo cinema a caccia della complessità, invito allo spettatore a continuare da solo il viaggio; e Giuseppe Tornatore, che ripercorre la rocambolesca vicenda cinematografica di Nuovo Cinema Paradiso.
Ai mestieri del cinema è dedicata una terza parte del ricco volume: Francesca Calvelli, una delle voci più autorevoli del montaggio italiano, ci racconta perché montare un film significa talvolta riscriverlo una seconda volta; Luciano Tovoli, tra i maggiori direttori della fotografia al mondo, ci parla dell’autorialità, della creatività e delle prospettive del mestiere di cinematographer; la produttrice Francesca Cima ci fa guardare il cinema dall’angolazione di chi permette a questa macchina di girare; Antonio Spoletini, ultimo rappresentante della famiglia attiva nella ricerca di comparse a Cinecittà fin dalla nascita degli Studios di via Tuscolana, in conversazione con Jacopo Mosca ci racconta i trucchi del mestiere; il critico Boris Sollazzo ci porta su un set a conoscere l’attrezzista di scena, gli elettricisti, la segretaria di edizione… un viaggio fra i mestieri ‘minori’ che fanno grande il cinema.
Una sezione del numero è dedicata poi al piccolo schermo, con un contributo di Marilù Oliva che ci racconta della crisi del sogno americano passando in rassegna le serie tv uscite negli Usa negli ultimi anni, e un’intervista di Giacomo Russo Spena a Carlo Verdone, in vista dell’uscita della serie tv Vita da Carlo.
MicroMega ha infine chiesto ad alcuni fra i più importanti critici cinematografici di dirci qual è il loro film della vita e di spiegarci il perché. Per questa “cineteca ideale” Emanuela Martini, Alberto Crespi, Flavio De Bernardinis, Mario Sesti, Federico Pontiggia, Fulvia Caprara, Fabrizio Tassi, Giona A. Nazzaro, Jean A. Gili, Roy Menarini, Fabio Ferzetti, Piera Detassis hanno scelto i lavori di Michael Powell, John Ford, King Vidor, Max Ophüls, Abel Ferrara, Luchino Visconti, Stanley Kubrick, Robert Altman, Vittorio De Sica, Alfred Hitchcock, Paul Thomas Anderson, Victor Sjöström.
Completano il volume un saggio di Alain Badiou sul rapporto fra cinema e filosofia e uno di Sara Hejazi sul cinema iraniano.