Visioni Riflessioni Passioni

FANTASIE REALI E REALISMI FANTASTICI

Come di consueto la rubrica “In poche righe” affronta alcuni film e serie TV attraverso rapidi lampi critico-interpretativi.

DUNGEONS & DRAGONS

Lo zero assoluto che ci si aspettava da questo A2 (film ad alto budget ma non colossale) è probabilmente stretto alleato dell’euforia che si prova una volta in sala. I meriti sono sostanzialmente due: le battute che i personaggi si fanno durante l’avventura sono – rarissima avis – divertenti davvero, anche per i non decerebrati; e quel che si chiede a un fantasy (ovvero la fantasia, elemento quant’altri mai ignorato) si squaderna con un numero di mostri, di freak, di animaletti, di strampalerie, oggetti surreali e organismi metamorfici tale da stupire senza saturare. Poi c’è Michelle Rodriguez, che altro aggiungere?

SUPER MARIO BROS. – IL FILM

Se vi aspettate un Lego Movie o un Ralph spaccatutto, cioè una cosa capace di riflettere sul gioco e sull’industria dei consumi, abbandonate la sala. Illumination e Nintendo sanno che cosa serve: caso mai un logo movie, un fan service di massa, dove rispettare al millimetro mitologia e temi, senza un guizzo, senza una trasformazione, senza un contropiede. Peccato, però, che anche la cosa che riesce meglio ai padri dei Minions (gag talmente accelerate e intensificate da ottundere i sensi) qui si faccia fatica a trovare. Però almeno sapete dove trovare dei buoni idraulici nei giorni festivi.

ÉL

Ci sono voluti 70 anni per veder distribuito in Italia il ritratto di psicopatologia ideato da un Luis Buñuel al suo meglio nel periodo messicano. Ne valeva la pena. Il restauro (faticoso, visto lo stato della copia, che qua e là mostra le sue rughe in modo commovente) ci restituisce una specie di thriller della gelosia dove fanno capolino le perversioni care al regista, a cominciare dal feticismo podologico. Un maschio tossico che ne annuncia mille altri, una società gretta e ipocritamente religiosa, la famiglia come trappola, e un lato hitchcockiano che saetta avanti e indietro dentro un bianco e nero corrusco. Imperdibile.

LEILA E I SUOI FRATELLI

Il cinema iraniano sta di nuovo benissimo, anche se ovviamente soffre dentro una società soffocata dall’oscurantismo governativo. Saeed Roustayi taglia a strati con il coltello l’intreccio insolubile di tradizioni simboliche (più sociali che religiose, a ben vedere) e ricerca della sopravvivenza. La fratellanza in una famiglia dove il dinamismo è tutto dell’unica figlia donna è al tempo stesso un intrico e un melodramma, che Roustayi affronta in modo fluviale con quasi tre ore di dialoghi e confronti serrati – e con una macrosequenza di matrimonio di feroce satira monicelliana. Manca la lucidità teorica di Farhadi ma non se ne può fare una colpa.

L’APPUNTAMENTO

Sarajevo 2022, le ferite di guerra si insinuano persino dentro uno speed date che dovrebbe rimuoverle. Ma cosa succede se trovate un cecchino dall’altra parte del tavolo? La regista macedone Teona Strugar Mitevska costruisce un processo storico in una sola stanzona (squallida) dove le fantasie di distruzione e quelle di riconciliazione si attraggono e respingono come amanti fatti di mercurio. Le macerie sembrano vincere anche quando un sorriso amaro prevale, chissà. Troppe allegorie, troppi assoli, ma il messaggio (ebbene sì, il messaggio) arriva forte e non semplificato.

SCIAME

Donald Glover colpisce ancora. Appena abbandonata la comedy più inquietante di sempre (Atlanta), si infila in un ritratto mostruoso d’America, girato in pellicola e talmente crudo da ricordare John McNaughton. Eppure, in mezzo alla scia di sangue pitturata da una fan troppo zelante, si infiltrano massicce dosi di ironia, vere e proprie scosse elettriche di linguaggio indefinito, che sono la ragion d’essere di Glover – anche in fondo nella versione “Gambino”. Citiamo anche una meravigliosa Billie Eilish, dentro un episodio che è forse la scatola nera del tutto: e se l’America fosse una setta diventata nazione?