Visioni Riflessioni Passioni

IL MEDIUM CINEMATOGRAFICO E I SUOI SPIRITI ERRANTI

Come di consueto la rubrica “In poche righe” affronta alcuni film e serie TV attraverso rapidi lampi critico-interpretativi. 

STRANGE WAY OF LIFE

Strano scivolone per Pedro Almodóvar, che non sembra aver percepito la presenza qualche annetto fa di Brokeback Mountain. Non che non si possano raccontare anche mille storie queer nel West (anzi), ma senza questo malcelato stupore e soprattutto questa strana, svogliata, poco nitida messa in scena. Si tratta, come già del resto per The Human Voice, di un fashion-film che viene legittimato per la sala e per MUBI. Eppure, persino di quella forma mancano l’estetizzazione euforica e il senso epidermico dell’immagine digitale: come se Pedro ci credesse davvero ma non abbastanza da curare scrittura e regia come da par suo.

TALK TO ME

Come spesso accade, si rischia di giudicare il film in base alle attese o alle recensioni precedenti invece che nel merito. E nel merito questo cupo racconto di spiriti cattivi (e corpi adolescenziali che si candidano stupidamente a farsene carico) è ambivalente. Ha una prima parte dove il groviglio di metafore teen funziona ottimamente ma una seconda dove il fuoco del discorso si perde in una fibrillazione piuttosto confusa. Peccato anche il sottofondo reazionario (basta vedere che cosa fanno i personaggi non-bianchi e non-binari per rimanere a dir poco perplessi). La storia peraltro si conclude proprio quando avremmo voluto che cominciasse: il controcampo dell’orrore.

NO ONE WILL SAVE YOU

Arrivato in sordina, il sci fi a basso costo di Disney+ sta cominciando a farsi strada nelle difficili curve del “caso streaming”. Infinitamente meno oirignale del primo A Quiet Place, cui è stato accostato, questo thriller domestico virato in sardonica invasione aliena ha dalla sua l’assenza di dialoghi e un certo spirito di sopravvivenza (al citazionismo inevitabile), che di questi tempi aiuta. Probabile allegoria di un’America traumatizzata e preda dei deliri di Qanon, la sarabanda di Brian Duffield è un altro tassello di una filmografia (da regista, sceneggiatore, produttore) fatta di lacerti d’immaginario a metà tra l’abisso del nulla da dire e il dirlo con talento.

CASSANDRO

Che dire di questo biopic che sembra disperdere tutta l’alterità del wrestler gay Cassandro, impacchettandolo in seratina streaming per tutti i palati e non spiegando veramente nulla di lui? Un solo consiglio: sostituitelo con Cassandro the Exotico! diretto da Marie Losier nel 2018.

ASSASSINIO A VENEZIA

Perseverare diabolicum. E infatti Branagh, con un maggior grado di reinvenzione di Agatha Christie, spinge il terzo episodio di Poirot proprio in territori horror. Chiunque conosca il razionalismo del protagonista capisce dopo mezzora come stanno le cose – per assenza di altre possibilità (almeno il vero horror vive del bivio irrazionale, mentre qui è vietato in partenza). E così, con gli spiegoni in primo piano a raccontare ciò che in nessun modo viene sviluppato narrativamente, ci troviamo nuovamente immersi nel grande canale della mediocrità cui ci ha purtroppo abituati il pur volenteroso autore nord irlandese.

LA VERITÀ SECONDO MAUREEN K.

Come se d’improvviso si fosse stancato (come noi, del resto) della sua ironia modestamente kitsch, Jean-Pierre Salomé costruisce un giallo giudiziario e sindacale intorno a Isabelle Huppert. La storia di una donna stuprata e malmenata da emissari dei “poteri forti” (e questa volta è proprio il caso di dirlo) funziona sul doppio livello della denuncia contro le multinazionali e dell’esempio di un sistema poliziesco sessista e compromesso. Niente di particolarmente rimarchevole, ma solidissimo, per lo più grazie alla diva (diva non per caso).