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Cena con il niente

A un certo punto, in Cena con delitto (un titolo italiano ancora più ridicolo del solito, non essendoci alcuna cena), i personaggi stanno chiaramente parlando di Trump, anche se non viene nominato esplicitamente. E proseguono discutendo animatamente – con orientamenti evidentemente opposti, democratici e repubblicani – sulla questione dei migranti. Questo dovrebbe fornirci una chiave di lettura su quanto avviene nelle due ore successive, e dirci che – attenzione, attenzione! – quel che stiamo vedendo non è, come potrebbe sembrare, uno dei più bolsi e inutili ricicli del giallo alla Agatha Christie in salsa postmoderna, bensì un divertissement dove trovano spazio anche la lotta di classe, il razzismo, il puritanesimo, e insomma un po’ tutto quello che l’America ama quando parla male di sé stessa.

In verità, Cena con delitto offre un esempio di come tutte le discussioni sul cinematico e sulle differenze tra le varie forme audiovisive siano sostanzialmente fondate sul nulla – o su assoluti pregiudizi senza collegamento con la realtà materiale, distributiva e di consumo dei film. Intendo dire che Rian Johnson (un esempio eccezionale di autore privo di qualsiasi interesse che, per una catena di eventi e di fraintendimenti critici e di marketing, è riuscito persino a dirigere uno Star Wars – facendone peraltro strame) ha buon gioco a proporre un’opera letteralmente inesistente.

Non potendo fare spoiler, lascio stare i richiami all’interno della trama di questa nientità assoluta, dove l’assenza – quel nulla che in un film dei Coen scatena sempre il pieno e il tutto – anche qui dovrebbe sprigionare l’agglutinamento narrativo. Il buco nella ciambella, la chiama il detective protagonista. Con la differenza, rispetto ai Coen, che in Cena con delitto non c’è più nemmeno il film, perché quel buco nero della nientità ingoia anche il prodotto stesso, che non ha alcuna anagrafe, identità, prospettiva, in un ciclo di autoreferenzialità assoluta.

Il che sarebbe anche bene, da un certo punto di vista, se solo Johnson – da buco della ciambella contemporanea qual è – non avesse sparso nel testo quei commenti a margine, che sembrano i fumettini dei pdf quando arrivano le bozze. Ma che dovrebbero sparire al momento della stampa.