Visioni Riflessioni Passioni

DAL PIANETA DEL CINEMA E DEGLI AUTORI

Come di consueto la rubrica “In poche righe” affronta alcuni film e serie TV attraverso rapidi lampi critico-interpretativi.

PICCOLO CORPO

Piccolo corpo - Cinematografo

Si sta evidentemente producendo un cinema italiano della “Storia minore”, che scava nel passato dei territori e delle comunità trovando contemporaneamente strumenti estetici autoriali di forte interesse. Certo, il contesto è quello del “cinema da festival” e dei pubblici di nicchia, ma film come Piccolo corpo, Re Granchio, Menocchio e altri hanno forza espressiva da vendere e capacità di sfruttare appieno la ricchezza linguistica e antropologica del nostro Paese. Toccando il tema sensibile della maternità, e mettendolo a confronto con un mondo sospeso di superstizioni fantastiche, Laura Samani costruisce anche un percorso sui generis e sui generi (anche sessuali) sfruttando sane ambiguità formali e narrative. Il tema delle forze naturali e della materialità si impone su tutto il resto, anche a livello compositivo, cosicché i temi e le allegorie arrivino solo dopo l’autenticità espressiva del film – un percorso poetico, questo, che non pare molto chiaro a un’altra fetta di cinema italiano dove nascono prima i messaggi e poi le domande su come rappresentarli. Piccolo corpo ama scorrere vicino al confine, tra abisso e caverna, e ci riesce benissimo.

DAL PIANETA DEGLI UMANI

Dal pianeta degli umani - Film (2021) - MYmovies.it

Possiamo ben dire che ormai Giovanni Cioni è una certezza. Il suo cinema si è guadagnato il rispetto di tutti grazie e quel rigore misto a spericolatezza, a quell’attenzione che non esclude un po’ di anarchia, tali da farsi amare nel tempo. In questo progetto quasi indefinibile (documentario, found footage, fanta-reportage, home movie di un alieno….), Cioni si occupa della frontiera Ventimiglia-Mentone e va alla ricerca della tratta dei migranti, accorgendosi però che essi sono come inghiottiti dall’invisibilità imposta dal confine e dalla morte. Ma il film devia, e si trasforma nel racconto di un medico visionario del luogo, Voronoff, realmente esistito e per un certo periodo amato dalla bella società, autore di esperimenti a metà tra il frankensteiniano e l’eugenetica. I temi si intrecciano sempre di più, e l’indagine si allarga a cerchi concentrici abbracciando diverse forme di audiovisivo e ampie aree del pensiero: dalla storia della scienza alla filosofia, dalla biopolitica alla cinefilia, in un vortice di ispirazioni sempre più eccitante. E alla fine è come se fosse proprio il cinema nella sua funzione di medium che risorge da se stesso a fungere da elemento catalizzatore di tante vite, vicende, memorie disperse nelle zone d’ombra della Storia.

AFTER LOVE

After Love": scontro di civiltà tra Dover e Calais che ha sorpreso Cannes e  il pubblico inglese - L'Espresso

Il ricco sotto-filone dei segreti matrimoniali scoperti solo dopo la morte del coniuge si arricchisce di questo esordio dell’ anglo-pakistano Aleem Khan, pluri-candidato ai Bafta Awards. La storia, molto semplice, di una vedova inglese convertita all’Islam e della sua ricerca della “seconda famiglia” dell’insospettabile marito, viene condotta attraverso il massimo pudore possibile. La strategia di sceneggiatura per la quale, con feroce annotazione sociale, la protagonista viene scambiata per una sorta di collaboratrice domestica, permette alle due vedove di confrontarsi senza che una delle due sappia dell’altra. L’osservazione di classe, e una qualche annotazione sui corpi e sull’erotismo di autenticità non banale, fanno sì che After Love eviti le trappole del sentimentalismo, almeno fino a un certo punto del racconto. Certo, gira un po’ aria di “cinema d’essai standard” e la regia sembra più preoccupata di non esagerare che di costruire un mondo complesso, tuttavia ogni cinismo sarebbe ingeneroso. Interessante notare che film come questo – a differenza di un certo tipo di cinema medio all’americana – non sarebbero molto appetibili per un mercato di streaming diretto, avendo il loro “acquario antropologico” proprio nel consumo delle sale di qualità.

IL DISCORSO PERFETTO

Il discorso perfetto: recensione del film - Cinematographe.it

Ottimo esempio di commedia che si dota di una struttura intrigante. Laurent Tirard imposta diversi piani temporali che partono come vettori da una apparentemente infinita cena di famiglia, in cui l’indolente protagonista intreccia flashback e flashforward (taluni per di più ingannevoli) legati alla propria vita sentimentale. Il tutto ambientato in uno “spazio bianco” tra un sms e la sua mancata risposta, mandato dall’uomo alla sua ex. Non bastasse, Tirard utilizza massicciamente ogni tipo di astrazione, a cominciare dall’interpellazione allo spettatore – che di solito, quando se ne abusa, fa cadere le ginocchia. E, bisogna ammetterlo, Il discorso perfetto è in grado di irritare, o persino di far perdere il lume della ragione ai cinefili più esigenti in cerca del cinema-cinema e non di una commedia francese vagamente alleniana e decisamente maschio-centrica. Ma in queste righe, sebbene ispirate alla cinefilia, prevale l’interesse verso la costruzione dei film, verso la teoria sottostante, e perché no verso la dimensione comparatistica (commedia italiana, batti un colpo: Genovese e Genovesi, pur diversi, chiamati direttamente in causa).

I CIELI DI ALICE

La recensione di I cieli di Alice | Cineforum

Esordio al lungometraggio di una regista star del corto, Chloé Mazlo. E il suo primo film sembra proprio introiettare sistematicamente nella narrazione la dimensione – anche spaziale – del cinema breve. Non solo perché ci sono tecniche miste, con la stop motion ad arricchire in certi momenti la ripresa tradizionale, ma anche perché azioni, avvenimenti e vicende assumono l’aspetto di tante piccole miniature, attraversate “a striscia” da un’Alba Rohrwacher che si spoglia di alcune isterie da cinema italiano per approdare a una più sottile figura di extraterrestre fragile. La storia è al tempo stesso surreale e intima: negli anni Cinquanta una ragazza svizzera si catapulta in Libano dove si innamora di un astrofisico. Le connessioni bizzarre sono pane quotidiano del cinema d’autore internazionale, e qui Mazlo non se ne fa mancare nessuna: guerra civile e conquista dello spazio, genere romantico e animazione, apologo storico e capricci stilistici. Di notevole c’è che I cieli di Alice approda a un’estetica: di quanti registi esordienti possiamo dire lo stesso? Bene comunque ha fatto I Wonder a optare per una distribuzione mista sala/streaming: il percorso di questo film sarà lungo e rarefatto.

GIULIA

Giulia | Pointblank

Terzo film di Ciro de Caro, sceneggiato e interpretato dalla stessa persona, Rosa Palasciano, che funge da baricentro assoluto del film e lo incarna in tutto e per tutto. Raccontando un’estate di fragilità, incertezza a precarietà (lavorativa e sentimentale) de Caro e Palasciano delegano tutto ai percorsi erratici della protagonista, al suo anticonformismo e al suo senso di malcelata delusione rispetto agli essere umani – immaturi e superficiali – che intercetta. Nulla di particolarmente nuovo, ma almeno dopo i tanti Peter Pan maschili del recente cinema italiano (spesso narcisisti e insopportabili), una figura di giovane donna autonoma e imprevedibile. Il film è ambientato – anche qui finalmente – in epoca Covid e ne introietta alcuni aspetti (mascherine e comportamenti di distanziazione) che permettono anche una contestualizzazione storica che sottrae ulteriore solidità all’Italia strampalata e vacua che Giulia attraversa. Minimalista, con qualche eco post-morettiano da anni Ottanta, ma tutto sommato atipico.