Visioni Riflessioni Passioni

OCCHI SFOCATI e luoghi (in)ospitali

Si apre oggi la prima puntata della nuova sezione “In poche righe”, dedicata a brevissime riflessioni su film e serie in uscita.

WELCOME VENICE

Il miglior film di Andrea Segre libera il suo cinema spesso in bilico (talvolta perfetto, talvolta zoppo) tra sguardo e racconto. La Giudecca e i granchi costituiscono una solida iconografia, tra verismo e iper-realismo, che contiene in modo commovente lo scontro fratricida tra tradizioni e new economy (che altrimenti sarebbe stato rischiosamente legnoso). L’accento veneto diventa quasi un folk rap e gli attori sono in stato di grazia (speriamo che ai David se ne ricordino).

MALIGNANT

Il ritorno di James Wan all’horror dal sapore “indie” ha già diviso i critici: crudo e rozzo b-movie eccitante, sanguinoso, zampillante; o prodotto di scarto, diretto male e recitato da cani? La lettura cinefila attira verso il primo parere, ma durante la visione si sbatte il muso più volte contro il muro di realtà della seconda evidenza . Se lo avesse diretto Darren Lynn Bousman non mi sarei stupito. E non è un complimento.

IL CIECO CHE NON VOLEVA VEDERE TITANIC

Situazione ribaltata. Successone di pubblico e critica mainstream e accuse di immoralità dello sguardo da parte della cinefilia radicale. Come mostrare la soggettività di un tetraplegico cieco interpretato da un attore in quelle stesse condizioni? Bastano le sfocature e l’uso intenso del fuori campo verbale? Certo, il film “carino” è dietro l’angolo, ma concederei un po’ di generosità a questo mélo intinto di culto per i film, oltre che al suo protagonista di lepida ironia finlandese.

LA DIRETTRICE

Ormai le serie TV sono macchine di scrittura e macchine di rielaborazione frenetica della realtà sociale. In questo godibile caso, i temi del maschilismo e gerontocrazia delle università americane sono confrontati agli ingenui estremismi degli studenti. Curioso lo sguardo neutro ma non neutrale delle autrici. Non si sa bene per chi tifare in quel Dipartimento tra docenti e allievi, e alla fine si ha la sensazione che noi spettatori siamo reagenti: a seconda delle nostre empatie capiremo i nostri limiti.