Visioni Riflessioni Passioni

RITORNI, MALINCONIE, QUADRI

Come di consueto la rubrica “In poche righe” affronta alcuni film e serie TV attraverso rapidi lampi critico-interpretativi.

AMSTERDAM

Flop conclamato e vittima di uno dei classici shitstorm di questi anni Amsterdam è tutt’altro che pessimo come lo si dipinge. Seguendo la sua tipica poetica dell’outsider scombinato, David O. Russell alza la posta dopo anni di silenzio: Storia, fascismo, guerre mondiali viste con l’occhio (di vetro) di un medico strampalato e di un trio molto nouvelle vague che attraversa Europa e America. Tra Kurt Vonnegut e Wes Anderson, un’installazione survoltata e compiaciuta alcuni con sprazzi di gran cinema e persino di gentilezza sentimentale.

IO SONO L’ABISSO

Altro flop conclamato ma con minor ingiustizia. Certo, Donato Carrisi non si smentisce e conferma il metodo fatto di valori tecnici raffinati (con elementi fincheriani) e costruzione narrativa stratificata (questa volta a tracce parallele che lentamente si incontrano), ma le ambizioni di discorso sul Male sono puerili. Inoltre, l’assenza di star esotiche (Jean Reno, Dustin Hoffman) o italiche (Toni Servillo) dei film precedenti sottrae fascino all’operazione.

SANTA LUCIA

Esordio di Marco Chiappetta, prodotto dai Teatri Uniti, Santa Lucia utilizza lo schema del nostos (molto caro a Napoli, vedi anche Nostalgia) per una meditazione dolorosa e piena di grazia sullo smarrimento delle radici. La cecità di un grandioso Renato Carpentieri spalanca il flusso dell’interiorità, che con le svolte narrative diviene sempre più teatro mentale. Qualche inciampo e alcune ridondanze iniziali non impediscono allo struggimento di imporsi in una luce metallica e mai folcloristicamente partenopea.

VORTEX

Su MUBI finalmente l’atteso split movie di Gaspar Noé, che si sta rivelando un autore sempre più significativo, sgomberando il campo dalla narrazione del Pierino sadico che lo circondava. Due personaggi-memoria del cinema, una maman al tramonto senile e un maestro degli orrori inchiodato da un cuore malato, si muovono in una casa-prigione. Ricordi e memorie sono ormai oggetti, la mente vacilla e le vanità umane se ne vanno col tempo, imprigionate dallo schermo scisso, che da impietoso si fa via via commosso.

PRISMA

Bessegato, ricco della fama di autore/adattatore (magnifico, peraltro) di SKAM, costruisce il suo universo personale su Prime Video, non lontano dal precedente. Ma stavolta ragazzi sono una versione teen di Van Sant, mentre Latina diventa una provincia “indie” dove la trap si mescola all’esclusione sociale, ai problemi morali e alla fluidità sessuale. Ottimo il protagonista gemellare, playlist da applausi in colonna, camera work articolatissimo, scrittura sensibile e il gioco è di nuovo fatto.

CASCO D’ORO

Torna in sala, restaurato, il capolavoro di Becker. Meno conosciuto di quanto si pensa, il racconto di sfida alla legge e di amore contrastato, di anarchia metropolitana fine ‘800 e di seduzione ambigua, colpisce ancora, forse principalmente per il fulgore stilistico. I “quadri” parigini contengono tutti sentimenti che servono, e se anche vi annoiaste, il finale vale mezza storia del cinema. Per gli amanti di Serge Reggiani, poi, è una festa attoriale.

UNA DONNA SPOSATA

E un altro restauro circola in questi giorni, per ricordare Maestro Godard. Il suo film più schematico, nel senso filosofico che dava l’autore all’uno più uno (che non fa mai due) come progetto stilistico. Le 24 ore di Charlotte sono oscillazioni, monologhi, fuori campo estremi, movimenti di macchina chirurgici, rigore puro mescolato alla casualità. Era il 1964, dopo Il disprezzo e prima di alcuni esperimenti di pop decostruito, da Pierrot alla Cinese.