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Archivio aperto 2020

Pressoché impossibile riuscire a riassumere il programma torrenziale e a dir poco entusiasmante che i curatori di Home Movies – Archivio Nazionale dei film di Famiglia hanno messo in piedi quest’anno per la prima edizione integralmente online del loro “festival”: tra virgolette perché si tratta di un’esposizione allungata, di una esibizione di materiali a lento rilascio, che si possono godere con calma fino al 6 dicembre, gratuitamente su MyMovies o sul sito ufficiale. Devo dire che il sottoscritto ha optato per il contrario, due-tre sessioni potentissime e micidiali, di varie ore, in cui immergersi nel profluvio di materiali d’archivio, documentari, home movies, film sperimentali, film amatoriali, e tutto l’universo memoriale e non ufficiale che viene coinvolto da questa iniziativa.

Se ai cinefili e ricercatori più attenti il monumentale Diary di David Perlov non era sconosciuto (ma vederlo tutto insieme, ben diviso nei suoi capitoli, su un device digitale, ha un suo nuovo e conturbante perché), altre cose ci hanno profondamente sorpreso. Vitalissima, al solito, la sezione Art & Experimental Film, dove a un bellissimo Bacigalupo (Quasi una tangente, di un erotismo e di una libertà unici), si affiancano i per me meno noti lavori di Andrea Granchi, Fernando De Filippi o Gianni Castagnoli, tutti significativi per l’epoca e non solo. Discorso a parte il meta-artistico e auto-ironico Shaping Negation di Arnaldo Pomodoro, Ugo Mulas e Francesco Leonetti, una delle opere più interessanti sulla distanza critica, sia pure paradossalmente condita di profonda serietà e consapevolezza artistica, rispetto al proprio lavoro.

Per i “cine-eccentrici” spazio al bolognese Mauro Mingardi, già glorificato da un recente documentario, Un western senza cavalli diretto da Davide Rizzo e Marzia Toscano, realizzato in collaborazione proprio con Home Movies. Mingardi ha realizzato oltre quaranta film tra corti e lungometraggi, autarchico vero, facendo tutto da solo, con gli amici come attori, tra anni Sessanta e Ottanta. Bottega amatoriale strepitosa, macchina-cinema singolare e irriducibile, la filmografia 8mm e Super8 di Mingardi esplora molti generi: nella scelta proposta principalmente il noir, con lasciti evidenti da Hitchcock (e qualche anticipazione depalmiana prima di De Palma), da Clouzot, da Chabrol, dal gotico italiano, forse persino da Feuillade, sempre con ironie che talvolta restano sotto traccia per far spazio al perturbante e talvolta esplodono con anarchia.

Un po’ come i ragazzi dei sobborghi di New York, Rob Niosi e i suoi amici (Ron Bucalo e Nicola Scaramozzino) che da ragazzini usano le cineprese dei genitori per fare spoof e parodie di horror e fantascienza usando ogni tipo di trucco e di inventiva, tra Méliès e il primo Landis (ma fors’anche ricordandoci i corti di Spielberg). Nel programma Famtastic Stories vediamo alcuni di questi esperimenti (ritrovati di recente e realizzati negli anni Settanta), che in fondo anticipano anche in questo caso certe estetiche contemporanee come quelle dell’amatoriale trasportate nel mainstream, in particolare Michel Gondry.

Altre belle cose arrivano dalla sezione Recycled Cinema (un Luca Ferri “found footage” e Beatrice Baldacci con il commovente viaggio nella memoria VHS della madre in Supereroi senza superpoteri) o dalla sezione Archive Bites, nel quale abbiamo trovato un raro filmato di Gianni Rodari in visita alla Scuola dell’Infanzia Diana nel 1972 nel Comune di Reggio Emilia dove racconta e si fa raccontare con grande tenerezza favole per l’infanzia (e cos’altro, del resto?).

Il programma avrà ulteriori aggiunte tra fine novembre e inizio dicembre.