Cominciato il 5 giugno 2020, il Biografilm si svolge interamente online su Mymovies, gratis. Mentre la comunità di appassionati e cinefili si sta interrogando su questa modalità (trovando ovvie nostalgie dell’esperienza live ma anche la sensazione di poter accedere a una programmazione altrimenti esclusa per chi non si si sarebbe trovato nelle sedi delle manifestazioni…bisognerà riparlarne), noi inauguriamo la nuova sezione “Festival” del sito con brevi commenti da alcuni film. Ora – e in futuro – l’intervento sarà rapido e concettuale, non recensioni rotonde ma riflessioni a spigoli, senza pretese di esaustività.
Kubrick by Kubrick di Gregory Monro. Idea semplice ma ottima. Come più spesso bisognerebbe fare. Si prendono le registrazioni audio della famosa intervista di Michel Ciment a Stanley Kubrick, si affiancano immagini (di qualità) dai film del maestro, si intrecciano le rare auto-diagnosi del regista ai film e alla loro potenza comunicativa, si aggiunge qualche intervista rigorosamente di repertorio, e ci si limita a un’ora e un quarto. In un sottogenere (i doc sui grandi cineasti) pieno di robaccia, una boccata d’aria pulita.
Ecstasy di Moara Passoni. Tipico caso di sensazione sgradevole verso se stessi. Come puoi sottrarti a un film così sentito, sincero, quasi scorticato, sulla propria anoressia da parte di un’autrice chiaramente intelligente? Per di più non c’è nulla di didascalico e c’è persino una snervata ironia che punge in sottofondo. Ma spesso il doc corporeo contemporaneo fallisce proprio dove il dente duole: il corpo. Non ci sono gli strumenti stilistici (o politici, viste le recensioni plaudenti) per questa storia. Il corpo, anche se è il proprio, chiede il contrario del kitsch autobiografico. Purtroppo.
Walchensee Forever di Janna Ji Wonders. Chi segue il Biografilm (o altri festival internazionali centrati sul doc e sulle storie di vita) di questi film ne ha visti a decine. Una storia di ricostruzione intima famigliare, attraverso un ampio archivio di home movies e fotografie, diari e lettere, ricostruita dalla più giovane di alcune donne tedesche spalmate su tre generazioni. Ma anche se ne abbiamo visti a decine, questo premiato doc ha il merito di confermare la vitalità del sotto-genere e al contempo mostrare nuovamente il miracolo del transfert emotivo: nessuna storia famigliare è uguale a un’altra. Come commuovesi senza guardare dallo spioncino? Affidandosi a una brava regista, che sa come montare i materiali e come far marciare una storia.
Faith di Valentina Pedicini. Le piccole comunità di persone completamente fuori di testa sono sempre interessanti, specie se una regista in gamba si infila nel gruppo e resta il tempo necessario a conquistare fiducia e registrare. Questi sono i Guerrieri della Luce, un po’ cristiani rinati, un po’ monaci buddisti, un po’ combattenti di arti marziali con aria da raduno techno neonazi, un po’ sadomasochisti nascosti nella provincia marchigiana. Osservazione anatomica, mai del tutto entomologica, oggettiva ma comprensiva. Il bianco e nero assai elogiato forse “stampa” sul muro il progetto cinematografico, lasciandolo in bella vista ma senza concedergli la possibilità di un incanto o di un raccapriccio.
In un futuro aprile di Francesco Costabile e Federico Savonitto. Mi piacciono le idee nitide. Certo, quando uno oggi legge che c’è un nuovo doc su Pasolini, mette mano alla pistola. E invece si fa bene a dubitare del proprio pregiudizio. I registi ergono un gigantesco protagonista, Nico Naldini, cugino di PPP e testimone della sua infanzia a Casarsa. Bastano volto e voce. Lui che racconta e commenta, illuminato senza le luci smarmellate del documentario scemo. Il resto ce lo mette un gran lavoro d’archivio, dove ci sono anche i soliti grandi di Home Movies, e il gioco è fatto. Casarsa rivive, e crediamo a quel che ci raccontano. Che non è dire poco.