Pubblicato da poco, ecco uno di quei volumi che aspettavamo. Aspettavamo nel senso che, all’altezza del 2020, un volume di guida teorica, orientamento culturale e riflessione cinematografica sui film del nuovo secolo – cioè del cosiddetto ultra-contemporaneo – era richiesto in quanto utilissimo. E più volte abbiamo anche accarezzato l’idea di scriverlo, vinti poi dalla pigrizia per un’impresa molto complessa, data la vastità della geografia cinematografica di questi due decenni.
Per fortuna c’è chi è stato più energico e attento, la curatrice Alessia Cervini, che ha dato alle stampe proprio Il cinema del nuovo millennio (Carocci, 34 euro), concependo un ricchissimo menu di interventi critici, storiografici e analitici, sia dedicati a tendenze e generi, sia concentrati su singole figure (gli studi di caso), che tradiscono forse una tendenza più cinefila, comunque di sicuro interesse.
Al solito, riportiamo la presentazione del volume, invece che parafrasarla ulteriormente: “A cosa pensiamo quando parliamo di cinema contemporaneo? A quali oggetti ci riferiamo? Il volume è una riflessione teorico-critica a più voci intorno al cinema degli anni Duemila, al modo in cui esso ha concepito le sue forme, ridisegnando i propri territori e confini e individuando nuove autorialità. Da questa indagine emerge una mappa per orientarsi nel panorama audiovisivo contemporaneo, attraverso quattro strade diverse – corrispondenti ad altrettante parti del libro: temi, geografie, autori, opere –, nel momento in cui la sua storia è consegnata a un destino i cui contorni sono ancora tutti da immaginare”.
In concreto, dopo una bella introduzione della curatrice, troviamo politica, generi, animazione, queer, documentario, serialità (Temi). Poi Europa, Medio Oriente, Maghreb, Nord America, America Latina, Far East (Geografie); alcuni autori tra cui Farhadi, Dolan, Kechiche, e alcuni film tra cui Vincere, Adieu au langage ma anche Twin Peaks – il ritorno. Mai occidente-centrico, molto attento alla produzione internazionale e alle forme in circolo nell’immaginario contemporaneo, il volume non ambisce a mettere un punto storiografico ma a costruire una esplorazione organizzata e globale dei fenomeni in atto, senza dimenticare – come si è visto – la rilocazione del cinema e le serie televisive. Il parco dei contributori (colleghi di razza) è decisamente all’altezza del compito non semplicissimo.